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L'età del disordine
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Detti, Tommaso - GOZZINI, Giovanni

L'età del disordine

Bari ; Roma : Laterza, 2018

Abstract: L'età del disordine è un tempo dominato dalla paura, che è figlia dell'ignoranza. Ci sembra di vivere in balia del caos. La globalizzazione è divenuta per molti un incubo: robot che sostituiscono operai, stabilimenti che si trasferiscono in Serbia o in Cina, crisi finanziarie a ripetizione, ondate di immigrati che affluiscono alle frontiere, attentati terroristici. Questo libro è un tentativo di trovare un ordine in tutto ciò, a partire dai cinque anni che aprono questa nuova era: 1968-1973. Iniziano allora i grandi mutamenti da cui è scaturito il mondo attuale: il predominio della finanza sulla produzione, la graduale perdita della presa delle due superpotenze sul mondo, l'uscita dal sottosviluppo di un numero crescente di paesi asiatici, una maggiore consapevolezza del fatto che gli equilibri ambientali stanno saltando. La globalizzazione non è un complotto. Non è molto diversa da quella di cento anni fa, quando migranti, capitali, merci e informazioni si spostavano in misure paragonabili a quelle odierne. Allora la politica la fermò, con i nazionalismi e due guerre mondiali, al prezzo di settanta milioni di morti. Oggi, in preda alla paura, si diffonde la stessa tentazione. Per non ripercorrere quella strada c'è bisogno di una nuova politica che sappia elevarsi al livello planetario delle sfide: migrazioni, finanza, povertà ed ineguaglianze, clima.

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Utente 73087
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Questo libro mi è piaciuto perché è scritto in modo semplice. Il linguaggio usato è facilmente comprensibile anche se l'argomento è complicato: la globalizzazione. Alcuni dati forniti dagli autori mi hanno stupita. Per esempio, il fatto che "per minoranze significative le migrazioni rimangono temporanee". Mi chiedo il motivo: credo che non sia facile integrarsi un paese. Se questo avviene perché andarsene? E' vero che i nostri siciliani (alcuni) hanno portato Cosa Nostra in America, ma ci sono rimasti e magari hanno cominciato a vivere onestamente. I criminali, si sa, ci sono sempre stati. Noi italiani, (alcuni), lo sappiamo, esportavamo i capitali nei paradisi fiscali. Non sarà che siamo.noi, oggi, un paradiso fiscale: in cui smerciare soldi sporchi, provenienti da attività illecite (prostituzione, traffico di armi, droga, esseri umani, organi)? Spero che non sia così. Devo dire che questo libro mi ha fatto pensare.

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