Abstract: Perimadeia la tripla città che era stata capitale del maggiore Impero dell'universo, sede di tutte le scienze e di tutte le invenzioni, era caduta. Scampato alla furia dei barbari, Loredan era riuscito a mettersi in salvo nella remota isola di Scona. Lì aveva iniziato una nuova carriera come costruttore di archi. Il suo solo sogno era di vivere finalmente in pace, godendosi l'equilibrio raggiunto, ma strane forze erano all'opera nell'universo e il Principio che tutto muove cominciò ad agire secondo vie imperscrutabili...
Titolo e contributi: Gli archi di Scona / K. J. Parker ; [traduzione di Flora Staglianò]
Pubblicazione: MILANO : NORD, 2000
Descrizione fisica: 421 p. ; 22 cm
Serie: NARRATIVA NORD
ISBN: 88-429-1153-4
Data:2000
Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)
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Secondo volume della “trilogia dello spadaccino", preceduto da Tutti i colori dell'acciaio e seguito da Il palazzo delle prove. Bardas Loredan, ex-avvocato e spadaccino nei tribunali di Perimadeia, si è ritirato a vita privata sull'isola di Scona e vive fabbricando archi. Soprattutto, Bardas cerca di evitare la sorella Niessa, capo della potente Banca Loredan di Scona, e il suo braccio destro, suo fratello Gorgas. C'è aria di guerra tra Scona e gli accademici della Fondazione di Shastel, ed è solo questione di tempo prima che anche Bardas venga coinvolto…
L’ambientazione della serie è genericamente alto-medioevale (per capirci, archi e frecce sì, archibugi non ancora), e non brilla per varietà di culture ed etnie: le orde barbariche del Popolo delle pianure e i cittadini di Perimadeia nei Colori, e qui gli accademici di Shastel e i mercanti di Scona – ma la differenza sembra più di mestiere che di mentalità. La magia (il “Principio”) esiste, ma consiste in una forma di manipolazione del futuro mediata da oscure visioni, e dalle conseguenze imprevedibili; alcuni la studiano, ma pochissimi sono in grado di attuarla, e nessuno la comprende davvero. A mio parere due sono gli aspetti salienti della serie. Anzitutto, la straordinaria attenzione dell’autore per il dettaglio tecnico: dalla tattica militare (malgrado la monolitica contrapposizione tra gli arcieri di Scona e gli alabardieri di Shastel – apparentemente nessuno concepisce eserciti misti), passando per la manifattura di armi e armamenti, alla costruzione di macchine d'assedio, e dalla caccia al coniglio alla procedura corretta per abbattere un albero, ogni elemento è funzionale e integrato nel racconto (ad esempio, la resilienza degli archi come metafora della resilienza umana). In secondo luogo, i personaggi: il mondo di Bardas Loredan è popolato da individui egoisti e moralmente ambigui, a partire proprio dai fratelli Loredan. Certo, qualcuno cerca di riscattarsi, come Gorgas, che si è costruito una famiglia malgrado (o forse proprio per esorcizzare) i propri trascorsi delittuosi; ma il sangue chiama invariabilmente altro sangue. E in effetti il tono generale di distaccata ironia e umorismo nero del libro tradisce una visione piuttosto cupa della natura umana, come esemplificato al meglio dal raccapricciante gesto di Bardas verso la conclusione: caratterizzato nel primo volume della serie come una specie di riluttante antieroe, egli rivela infine il profondo e terribile odio che ha covato per anni contro il fratello. 3/5
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