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Commenti alla missione 36: un libro di uno scrittore deceduto

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Commenti alla missione 36: un libro di uno scrittore deceduto

Commenti alla missione 36: commenta e prendi spunto dalle letture degli altri!

cagliostro_e
74 posts

"Riccardino" di Andrea Camilleri

Tutto ha inizio con una misteriosa morte, quella di Riccardo Lopresti detto Riccardino. L’uomo, direttore della filiale vigatese della Banca Regionale, viene ucciso da un uomo a bordo di una moto. Testimoni dell’esecuzione sono i tre amici di sempre del morto: Mario Liotta, Alfonso Licausi e Gaspare Bonanno.
I quattro amici hanno condiviso tutto della loro vita non a caso si son sempre considerati un po’ come i “quattro moschettieri”. Peccato che Else, la moglie della vittima, con il passare del tempo sia diventata restia a frequentare gli amici e le rispettive consorti. Montalbano se li porta in commissariato per sentire la loro versione e ricostruire gli ultimi attimi di vita della vittima...che per un errore del destino aveva chiamato il commissario pochi attimi prima di essere ammazzato. Tra tutti, Liotta assume il ruolo di portavoce del trio e più va avanti la ricostruzione, più è evidente che nella loro amicizia c'è qualche ombra...
La novità è l’intrusione inaspettata dell’Autore che colloquia con il commissario e gli suggerisce come condurre le indagini. Personalmente ritengo che in questo modo l’originalità del racconto ne esce compromessa: il filo narrativo sconfina nella fantasia, il racconto diventa favola, l’interesse per la trama, pur complessa, viene scemando. Anche perché la trama è complicata, e il povero Riccardino aveva più motivi per essere brutalmente fatto fuori.
In sintesi, un romanzo scritto con la consueta maestria, ma, alla fine, un pò deludente, proprio per l’intervento diretto dell’Autore che, convinto di porre fine alle vicende di Montalbano, ha volto essere “presente” allo straordinario evento. Un po’ d’amaro in bocca insomma...

Utente 81655
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Re: Commenti alla missione 36: un libro di uno scrittore deceduto

Pinocchio di Carlo Collodi.
Racconta la storia di un burattino di legno che fa tante avventure. Mi è piaciuto tanto soprattutto quando va al paese dei balocchi. Giacomo 8 anni

Elena Novaretti
163 posts

"Perchè il bambino cuoce nella polenta" di Aglaja Veteranyi

Romanzo autobiografico che racconta l’infanzia di Aglaja, figlia di una famiglia circense scappata dalla Romania ai tempi di Ceausescu e costretta a vagare per l’Europa portando in giro il loro spettacolo circense
Un libro anomalo sia nei contenuti che nella forma, con frasi corte, scritte in maiuscolo, che si possono estrapolare
La tristezza causata dalle condizioni di vita è evidente (anche dal titolo: la fiaba rumena del bambino che muore cotto nella polenta , raccontata dalla sorella ogni sera, doveva servire a ridurre l’ansia durante lo spettacolo della mamma, che rimane appesa nel vuoto sostenuta solo dai propri capelli)
Ma il romanzo è toccante e lieve, quasi poetico
È stato pubblicato in lingua originale tre anni prima della morte della scrittrice, suicidatesi nel lago di Zurigo
In Italia pubblicato nel 2019 da Keller
Consigliato
https://webopac.csbno.net/opac/detail/view/csbno:catalog:615642

Utente 12153
3 posts

"Quando lei era buona" di Philip Roth

Un romanzo impressionante. Primo: per l'età dell'autore, che aveva solo 33 anni quando lo ha dato alle stampe. Secondo: perché viene prima di tutti i grandi capolavori di Roth. Terzo: perché la testa dentro la quale ci fa entrare è quella di una ragazzina "cattolica", quindi ciò che di più lontano al mondo poteva esserci dalla sua esperienza (e infatti non è mai più capitato un personaggio così nella sua produzione).
Quarto, e più importante: perché toglie il fiato e lascia con un senso di turbamento vero.
In sostanza, a 33 anni e prima di essere consacrato come uno dei più grandi scrittori del Novecento, Roth centra il cuore e il senso della letteratura con un personaggio ostico, disturbante e profondamente tragico.
In un'intervista rilasciata a "Paris Review" (contenuta nella splendida e consigliatissima raccolta "Perché scrivere?" pubblicata da Einaudi nel 2018) lo stesso Roth fornisce una cristallina analisi di questo suo romanzo giovanile, che fu al tempo attaccato da una certa ala femminista. Non mi azzardo di certo a sostituirmi a lui nel commentarlo, mi limito quindi a riportare le sue parole. Davvero non serve aggiungere altro.
"Lucy Nelson è un'adolescente furibonda che vuole una vita dignitosa. Viene presentata come una persona migliore del mondo che la circonda, e consapevole di essere migliore. Ha a che fare con uomini che rappresentano tipologie irritanti per molte donne. E' la protettrice di una madre passiva e indifesa la cui vulnerabilità la manda fuori di testa. (...)
Quando lei era buona racconta la lotta di Lucy per liberarsi dalla terribile delusione suscitata in una figlia da un padre irresponsabile. Racconta il suo odio per il padre che lui è stato, e il suo desiderio del padre che non riusciva a essere. (...)
Si tratta di un romanzo su una figlia ferita che ha ottime ragioni per essere arrabbiata con gli uomini della sua vita. Viene presentata con "ostilità" solo se è un atto di ostilità riconoscere che una giovane donna può essere ferita e che una giovane donna può essere arrabbiata. Scommetto che perfino fra le femministe ci sono donne arrabbiate e ferite. Quando lei era buona non è scritto a favore di una causa, questo è vero. La rabbia di questa giovane donna non viene presentata con una calorosa approvazione che spinge la cittadinanza all'azione. Viene esaminata la natura della rabbia, e la profondità della ferita. Le conseguenze della rabbia, per Lucy come per chiunque altro, sono quelle che vengono raccontate. Non dovrei essere io a dirlo, ma è un ritratto di una certa forza emotiva. E con forza emotiva non intendo "compassione", come la chiamano i recensori compassionevoli. Intendo che si vede la sofferenza in cui consiste la rabbia vera".

Re: Commenti alla missione 36: un libro di uno scrittore deceduto

Andrea Camilleri - Il medaglione
Racconto dedicato all'Arma dei Carabinieri

Utente 8891
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Re: Commenti alla missione 36: un libro di uno scrittore deceduto

Maria Tarditi. Pecore matte.
Al terzo tentativo con Maria Tarditi (che mi era stata consigliata come autrice simile a Mario Rigoni Stern di cui sono appassionato) finalmente sono stato soddisfatto (anche se alcune scene/ambientazioni mi sono apparse ripetitive). Scrittura fluida e precisa che descrive al meglio le vicissitudini del ceto contadino negli anni dal 1938 al dopoguerra: ambientato nel Cuneese ricrea atmosfere perdute di assoluta povertà ma anche di umanità e generosità. Devo dire però che nel leggere Rigoni riuscivo (e riesco tuttora) a raggiungere una pace interiore ed una serenità che la miserrima vita delle Langhe d'antàn non riesce a suscitare.... mia manchevolezza, forse perchè amo troppo le Dolomiti.

Utente 284
297 posts

Re: Commenti alla missione 36: un libro di uno scrittore deceduto

"La strada di casa" di Kent Haruf.
La storia di Jack Bourdette raccontata dal suo amico d'infanzia. In questo primo libro di Haruf si ritorna a Holt in Colorado.
Come al solito la scrittura di Haruf è limpida, chiara, non si perde in descrizioni inutili, è diretta, ma ti trascina nell'America di periferia degli anni '60 e '70, dove il sabato sera si va a ballare e a bere birra.
Adoro questo scrittore, ha regalato delle bellissime perle!

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