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Copertina
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Millar, Martin

Fate a New York

Roma : Lain, c2004

Abstract: Morag e Heather, due fatine punk scozzesi, si ritrovano catapultate a New York, nell'appartamento di Dinnie, il peggior violinista del mondo. Rinnegate dalla propria madrepatria per il loro rifiuto dei dogmi dell'essere fata e per aver tentato di sovvertire l'ordine del mondo delle fate suonando i riff dei Ramones sulle loro arpe, non vedono l'ora di godersi la loro ritrovata libertà. Ma il piano si rivela più difficile di quanto sembra e le due intruse sono presto costrette a scappare dalle gang di fate italiane, cinesi e nere che bazzicano dalle parti di Central Park. L'autore riesce a tessere una tela che collega storie diverse, mescolando l'umorismo a una personalissima e tagliente critica sociale.

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L'inizio è spiazzante: due fatine piombano nella casa di un ragazzo di New York e gli vomitano sul tappeto!
Le creature magiche in questione sono Morag ed Heather, cacciate dalla nativa Scozia perché sfoggiano un ribelle stile punk e soprattutto perché hanno fatto a pezzi un prezioso vessillo.

Devo ammettere che, all'inizio, mi sembrava che i personaggi fossero un po' forzati, strani ed eccentrici a tutti i costi.
Col proseguire della storia, però, mi sono resa conto della grandissima tenerezza che l'autore prova per le sue creature. Una tenerezza che non ha potuto non contagiarmi. E così mi sono affezionata anch'io a loro: a Morag ed Heather, capelli multicolori, kilt strappati, unite da un rapporto di odio e amore; a Kerry, la fragile ragazza malata di colostomia, che si diverte ad acconciare i capelli azzurri in pettinature botticelliane; perfino a Dinnie, grasso, maleducato, scorbutico, che passa le sue ore davanti alla TV a guardare programmi a luci rosse.

Si tratta insomma di una bellissima favola, per quanto psichedelica e underground.

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